parco tecnologico
Parco Tecnologico connesso al Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi.
Redigere un progetto privo di un sito specifico che definisca l’ambiente ed il suo contesto presenta, tra le complessità, la possibilità di elaborare un piano ideale al quale riferire i caratteri del piano esecutivo; il principale tra questi ha come obiettivo il mantenimento dell’impressione paesistica al variare dell’assetto compositivo dell’insediamento morfologico che si applicherà al luogo da destinare.
La scelta primaria è quella di pianificare l’area con una collocazione diffusa degli edifici ed individuare la posizione di stacco di questi in un ordine figurativo puntuale, evidenziando la peculiarità di edifici isolati e dalla chiara riconoscibilità iconica.
Secondariamente una connessione viabile privilegiata, un’infrastruttura apogea che innesti il sistema dell’edificato, compia la composizione volumetrica ed assicuri un sistema di comunicazione ed interscambio autonomo e svincolato.
La scelta di non impiegare un sistema insediativo continuo o di riproposizione tipologica in favore di edifici isolati, unita all’inserimento dell’infrastruttura apogea, troverà agevole applicazione, sia per forma planimetrica che per andamento orografico. Questo avviene privilegiando il mantenimento dell’idea compositiva che origina il progetto: un parco dove emerge la complessità dell’architettura attraverso edifici di ampie proporzioni e la percepibile presenza di vaste aree libere e fruibili.
Gli edifici del primo nucleo insediativo, per chiarezza di espressione, sono: la piramide asimmetrica, il cubo cavo e la semisfera; le forme appartenenti a solidi elementari sono sezionate e modificate cessando il carattere di figure centrali così da connotarne un orientamento ed un riconoscimento spaziale al variare del punto di vista.
Gli edifici dell’insediamento di espansione sono, sempre per facilità di intendimento, due solidi platonici: l’ottaedro ed il dodecaedro, e due solidi di rotazione: il cono rovesciato ed il toroide. Qui i volumi mantengono la forma originaria e la peculiarità di figure finite.
Il complesso volumetrico è completato da due anelli ellittici, sopraelevati di 6 metri dal piano di campagna, che si distendono fino a tangere ognuno degli edifici; i volumi di questi hanno altezza di 36 metri e la vetta della piramide centrale raggiunge i 39 metri.
L’indice fondiario impiegato nel progetto è di circa 0.36 mc/mq, l’impiego di territorio è minimo rispetto al programma funzionale proposto.
L’area d’intervento ipotizzata è di forma quadrata con lato di 632,45 metri e andamento orografico piano e orizzontale, questa è divisa in due parti uguali, l’una destinata al primo insediamento l’altra per l’intervento di espansione.
L’approccio che fonda l’idea di utilizzo del suolo è l’impiego di una geometria omogenea e diffusa; costituita da una fascia centrale destinata a giardino e la distribuzione di aree circolari della dimensione di poco più di 9.000 metri quadrati che si distinguono nettamente come luoghi di sosta interposti agli spazi di passaggio, carrabili e ciclo-pedonali.
L’uniformità del disegno che definisce il paesaggio alla quota di campagna vuole generare un contrasto netto con le diverse architetture dall’evidente carattere di riconoscibilità, individuando in queste gli elementi di orientamento nello spazio di superficie (diversamente dalle strade ordinarie dove è la specificità del contesto ad orientare il fruitore); questo sistema si rende così necessario per consolidare il rapporto tra identità costruite e morfologia dell’intervento. La rarefazione uniforme della distribuzione viaria del parco è in imprescindibile rapporto con l’unicità degli edifici.
L’anello di congiunzione apogeo è poi elemento di connessione non solo funzionale ma compositivo e come tale si integra con il sistema sopra descritto completando la relazione tra edificato e spazio libero. Infine due corpi edilizi con la copertura a sezione inclinata ed agibile nella parte bassa del lotto, svolgono il ruolo di passaggio diretto tra la quota zero di progetto e la quota della strada apogea.
La possibilità di fondare un distretto tecnologico correlato ad un sito preesistente di produzione industriale o ad un polo universitario è ovviamente da valutarsi contestualmente alla scelta del sito specifico tuttavia la conformazione del progetto tende alla diversificazione delle attività ed alla loro correlazione sinergica anche sul piano tecnico-operativo. Ancora l’atteggiamento progettuale si caratterizza per la flessibilità d’impiego nel contesto ideale del progetto.
L’infrastruttura sopraelevata è via privilegiata di connessione tra gli edifici con porzione di corsia dedicata per il binario elettrico e via ciclo-pedonale.
La rete carrabile pubblica è posta alla quota zero di progetto e interseca ed integra il sistema dei percorsi ciclo-pedonali che attraversano anche il grande giardino pubblico. I vani tecnici, impiantistici ed i depositi sono posti nei piani terra degli edifici, questo consente lo spostamento al piano zero di tutta la viabilità di servizio e l’elevazione alla quota alta di tutta la viabilità specifica di relazione tra gli edifici. Tale sistema è volto inoltre all’eliminazione di recinzioni e barriere di sicurezza poiché la fruizione degli edifici, i luoghi protetti del parco, sono tutelati e circoscritti dalla strada sopraelevata.
Al livello del suolo, come detto, c’è una fascia centrale con destinazione a giardino; le aree circolari, non comprese in questa, hanno destinazioni d’uso varie a seconda della posizione rispetto ai volumi in elevazione: dalla coltura sperimentale alla definizione di piattaforme funzionali per attività correlate al parco tecnologico.
L’edificio posto al centro dell’area è costituito da un volume a forma di piramide a base quadrata, con lato di base e altezza al vertice di 39 metri, quest’ultimo è decentrato rispetto all’asse verticale di una misura proporzionata con la sezione aurea, secondo la quale l’intero sta ad una parte maggiore come questa a quella minore.
Nell’edificio, luogo pubblico di promozione del parco tecnologico, sono insediate le attività miste di divulgazione e di didattica, la distribuzione è suddivisa su 6 livelli. L’ingresso principale fissato alla quota di 6 metri attraverso la strada apogea, serve una sala espositiva ed una sala auditorium per 300 persone, al piano sottostante oltre ai locali tecnici per impianti e deposito, c’è uno spazio libero di servizio all’auditorium per il suo ampliamento temporaneo, fino alla capienza di 600 persone.
Alle quote superiori lo spazio viene definito da un andamento crescente spiraliforme ovvero ogni piano si sviluppa per circa metà del quadrato planimetrico, ruota di 90° sull’asse verticale dell’edificio, occupando una parte della superficie della piano sottostante ed una parte di quello soprastante, questo permette la permeazione di un vuoto continuo e, come detto, a spirale, per tutta l’altezza dell’edificio fino alla sommità dove una piccola area permette la vista panoramica di tutto il parco a 360 gradi.
Lo spazio vuoto e continuo è definito, verso l’esterno, da una cortina edilizia in vetro che permette alla luce di entrare attraverso l’intera superficie a spirale, in questo modo si delinea la configurazione dei fronti della piramide.
Nei tre livelli intermedi sono alcune aule per didattica e conferenze, una biblioteca con archivio e sala lettura, ed un’ulteriore aula polivalente.
La distribuzione verticale avviene con un corpo per i vani ascensore, posto al centro dell’edificio che serve tutti i livelli, a questo si integra un sistema di rampe scala che si sviluppa attraverso il vuoto continuo che caratterizza l’edificio.
Il volume cubico posto sul lato ideale est dell’area di progetto, ha il lato di 36 metri, ed è ruotato di 45° rispetto all’asse verticale.
La figurazione complessiva è ottenuta attraverso la sottrazione di un ulteriore cubo di 24 metri di lato posto in corrispondenza dello spigolo verticale esterno, alla quota di 6 metri.
Questa definizione volumetrica è utile alla distribuzione interna ed alla diversificazione degli spazi: una piazza apogea attigua alla strada sopraelevata funge da spazio di soglia e accesso all’edificio dove trovano sede gli uffici amministrativi e gestionali del parco e del deposito di rifiuti radioattivi.
Due corpi lineari, perpendicolari tra loro, si sviluppano in altezza con un affaccio protetto e prevalentemente opaco verso il parco ed un affaccio trasparente verso la piazza interna, così fino alla quota sommitale dell’edificio che si estende per tutta la superficie quadrata di 36 metri di lato.
In questo volume aggettante, la superficie esterna trasparente si interpone tra le forme spezzate mistilinee prodotte dall’intreccio dei componenti in acciaio delle travi in spessore, che verificano l’estensione sospesa di 24 metri. Questo atteggiamento compositivo configura i fronti verso l’esterno dell’area. Gli altri affacci sono prevalentemente opachi, eccezion fatta per delle aperture di forma quadrata che scavano il volume dell’edificio facendo permeare la luce anche dagli altri lati esposti del fabbricato.
La distribuzione avviene con un corpo, posto in angolo, per vani ascensore e servizi e con rampe scala poste longitudinalmente in affaccio sulla piazza.
Gli spazi sono organizzati con grandi ambienti aperti ed il livello superiore con grandi spazi polivalenti suddivisi da pareti vetrate.
Gli uffici e gli archivi si alternano sui sei livelli, al piano terra sono destinati i vani tecnici per impianti e di deposito.
L’edificio nella parte ovest del primo nucleo insediativo è configurato come una semisfera fissata verticalmente a terra, ruotata di 45° sull’asse centrale e addossata in ancoraggio su due elementi inclinati di sostegno che completano la componente tettonica dell’edificio.
L’altezza massima è di 36 metri, la superficie curva rivolta verso l’interno del lotto è sommariamente opaca, la superficie piana è quasi completamente trasparente. Un corpo centrale continuo, sede dell’apparato distributivo, con l’innesto dei solai disegnano l’andamento della facciata in vetro.
Le necessità ricettive di ristoro e foresteria sono suddivise strategicamente sui vari livelli: bar e ristorante con cucine e servizi alle quote centrali, le stanze alle quote più alte, in più dalla quota di ingresso, costante agli edifici, attraverso la strada elevata si accede anche ad una piccola sala a gradoni, utile come emeroteca o piccolo auditorium. Anche qui vani tecnici sono al piano terra.
L’ottaedro è composto da otto facce triangolari, equilateri. In geometria si è soliti mostrarlo in posizione verticale con gli spigoli corrispondenti all’asse longitudinale, nella sua applicazione tettonica, in questo progetto, viene appoggiato su una delle facce, così che il suo radicamento a terra ha forma di triangolo equilatero.
La peculiarità di questa modalità compositiva connota l’edificio come forma accidentale: la propria intrinsecità di figura regolare e centrale permane ma la percezione prospettica dell’incidenza visiva ne restituisce ogni volta una figura diversa e apparentemente accidentale: questo carattere è distintivo della singolarità di ogni edificio, come sopra già espresso, ed elemento di orientamento dell’apparato viario alla quota di campagna.
L’edificio, alto 36 metri, nei sui prospetti ortogonali, alterna così triangoli appoggiati alla base a triangoli poggiati al vertice ed analogamente si alternano facce opache a facce trasparenti.
Nell’ipotesi funzionale è sede di ricerca, sviluppo e produzione in ambito agro-alimentare, la distribuzione interna connota ampie superfici libere organizzate per uffici, laboratori e archivi su quattro livelli, oltre a quello posto al piano terra per deposito e vani tecnici.
La distribuzione verticale avviene tramite un corpo continuo anche sede dei vani di servizio; i solai ai vari piani hanno un foro che descrive uno spazio vuoto, continuo e sfalsato dalla quota di accesso della strada, fino all’ultimo livello. Una rampa scala circolare completa la distribuzione verticale a tutti i piani, liberi da elementi di divisione.
In maniera analoga al precedente, si sviluppa l’articolazione dell’edificio dalla forma di dodecaedro: solido composto da dodici facce dalla forma di pentagono equilatero.
Anche in questo caso la componente d’improvvisazione prospettica è ottenuta dalla molteplicità di forme al variare del punto di vista dall’esterno. Sui fronti dell’edificio, in elevazione fino all’altezza di 36 metri, si dividono superfici pentagonali opache e trasparenti.
La sede di ricerca nell’ambito di bio-nano tecnologie è suddivisa in quattro livelli a pianta libera dove gli spazi di distribuzione verticale sono di dimensioni ridotte rispetto all’estensione delle superfici di pavimento; similarmente all’edificio a ottaedro sopra descritto, fori circolari sui solai danno fluidità spaziale all’intero edificio nella sua verticalità.
La forma a cono rovesciato dell’edificio posto nella porzione nord-est dell’area ideale di progetto ha altezza e diametro di copertura di 36 metri con inclinazione di 69°, la medesima dei lati inclinati dei solidi platonici.
Gli uffici ed i laboratori per la ricerca sulle tematiche di tutela ambientale ed energie rinnovabili si suddividono su cinque livelli dalla forma planimetrica circolare, con centro fisso e raggio sempre maggiore, la distribuzione verticale è costante a tutti i livelli. Come in tutti gli edifici del complesso la quota di accesso è posta al livello della strada elevata ed alla quota del suolo sono presenti i locali di servizio impiantistico.
Il trattamento delle superfici esterne alterna due fasce trasparenti a due opache suddividendo la forma circolare in quattro quadranti con sviluppo verticale costante.
Il toroide di rotazione è una forma geometrica che origina dalla rotazione costante di una circonferenza; nel caso specifico la circonferenza ha diametro di 12 metri e ruota su un raggio di 24 metri. L’articolazione interna degli spazi è suddivisa in due livelli, quello basso innestato alla quota strada, dove si dislocano ambienti passanti, modulari, per i servizi comuni all’avvio di nuove imprese, non necessariamente correlate alle attività specifiche del parco. Questo è l’edificio più basso, 15,30 metri, e che non ha un collegamento distributivo a terra ma una connessione esclusiva con la strada sopraelevata; l’altra peculiarità è costituita dal fatto che i dodici piloni verticali di ancoraggio al suolo emergono da una superficie di acqua, in seguito descritta.
L’orientamento degli edifici e l’impiego analitico dei materiali di tamponamento tendono al raggiungimento della massima passivizzazione, a questo si aggiungono impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
I tamponamenti opachi si compongono di materiali dalle elevate prestazioni termiche in grado di garantire il massimo equilibrio tra isolamento ed inerzia termica.
Le facciate di vetro permettono l’utilizzo di varie possibilità d’impiego tecnologico per la gestione dell’illuminazione naturale, garantendo un’adeguata climatizzazione degli interni, specialmente degli spazi comuni di grande altezza. Il vetro di cristallo serigrafato a ridotta emissività, a due strati distanti tra loro 45 centimetri, permette le applicazione di una facciata ventilata, contribuendo a regolare per via passiva il microclima interno degli edifici, grazie all’effetto camino, innescato da aperture regolabili alla base e alla sommità. Durante l’inverno la doppia facciata agisce come un accumulatore di calore che, attraverso un sistema automatizzato, immette aria calda nell’ambiente interno. In estate, altri dispositivi collegati a sensori climatici a controllo digitale, aprono saracinesche integrate nella parte superiore dell’edificio, attivando una corrente d’aria verticale che disperde il calore raccolto nel vano interno.
Alla climatizzazione interna in autoregolazione passiva si integrano le fonti di produzione di energie rinnovabili. La fonte di approvvigionamento energetica principale è prodotta da sonde geotermiche. Le pompe di calore e le vasche di accumulo sono situate nei locali tecnici, posti nei piani terra degli edifici. A questo sono addizionabili sistemi di produzione di energia elettrica da pannelli fotovoltaici e da altre fonti di energia rinnovabile definibili successivamente alla individuazione del sito d’intervento.
L’infrastruttura sopraelevata, pone la carreggiata alla quota costante di 6 metri, questo nel caso ideale di un’area completamente pianeggiante; in progettazione specifica tale quota può essere variabile mantenendo la sua prerogativa compositiva.
La sezione di carreggiata, anch’essa uniforme è di 7.98 metri, suddivisa in sede dedicata al binario elettrificato e al passaggio delle proprie cabine di 3.60 metri ed una porzione per carreggiata ciclo-pedonale e per mezzi di servizio straordinario di 4.20 metri. I parapetti di sicurezza sono alti fino 1.20 metri. Il primo dei due anelli ellittici ha un’estensione lineare di 822 metri, il secondo, relativo all’insediamento in espansione 933 metri; l’intervallo tra un edificio è l’altro varia da un minimo di 140 metri ad un massino di 205.
La strada è innestata nei primi livelli fuori terra di ogni edificio, penetrando parte del volume dell’edificio stesso al quale si ancora; altri appoggi a terra sono costituiti da strutture articolate a forma di rondine posti sotto la strada interposti tra un edificio e l’altro. La struttura a ponte è eseguita in acciaio e le finiture della sezione stradale sono in conglomerato bituminoso colorato.
Nella parte sud del lotto, l’accesso al parco è definito da due piccoli volumi con copertura piana inclinata ed agibile come giardino, all’interno trova sede il parcheggio coperto su due livelli, tre corpi di distribuzione verticale servono la quota della strada sopraelevata e da qui tutti gli edifici. La conformazione volumetrica di questi corpi cela la loro percepibilità visti dal parco mentre fungono da porta di accesso al complesso, giungendo dall’esterno.
L’impiego di geometrie piane, circonferenza ed elisse, nei segni che, a scala territoriale, definiscono l’intervento, sono in certo senso la prosecuzione sul piano dell’applicazione dei volumi nello spazio.
La dicotomia tra paesaggio omogeneo a terra e paesaggio difforme in elevazione, dove emergono le peculiari singolarità, permane; nondimeno l’impiego di facili geometrie nel disegno del suolo e della strada elevata sono in prosecuzione con l’idea fondante il progetto di figurazione di architetture libere e riconoscibili.
Il giardino è costituito da un’ampia fascia centrale all’area di progetto della larghezza di 175 metri, una serie di percorsi ciclo-pedonali la attraversano con andamento sinuoso regolare, queste curve a lieve raggio variabile sono l’unione geometrica dei centri delle circonferenze che disegnano il suolo in maniera uniforme. Due linee di questi percorsi continuano oltre il giardino e attraversano il parco trasversalmente innestando i percorsi ciclabili, con larghezza 3,60 metri, alla viabilità carrabile, interposta tra le piattaforme circolari, giungendo fino ai confini del parco.
Il trattamento del manto superficiale del giardino è prativo, quattro zone di alberature occupano delle aree di forma corrispondente alle piattaforme circolari, nel progetto sono previste tre essenze di vegetazione a fusto; un'altra di queste piazzole circolari è occupata da un lago artificiale, sottostante l’edificio a toroide e attigua al giardino.
Le piattaforme hanno forma circolare con superficie di 9.160 metri quadrati e raggio di 54 metri, quelle poste sul limitare dell’area vengono tagliate dai confini, riducendone la dimensione.
Le piattaforme si dividono in tre tipologie: giardino prativo, orti per la coltura sperimentale e aree funzionali. La dislocazione di queste è assoggettata alla vicinanza all’edificio di pertinenza più vicino; in via esemplificativa nei pressi dell’edificio destinato alla ricerca in ambito agro-alimentare, ci sono le aree destinare alle colture, alle serre, ai magazzini di deposito attrezzatura e stoccaggio oltre ai laboratori destinati alle prime lavorazioni. Nei pressi delle vicinanze dell’edifico ricettivo ci sono strutture per il benessere con campi sportivi e attrezzature all’aperto, palestre e spogliatoi.
Ci sono due modalità di spostamento tra le costruzioni del complesso, l’una per i percorsi privilegiati attraverso le cabine elettrificate l’altra per i percorsi autonomi pedonali o con mezzi a bassa tecnologia (cicli, segway, swegway, overboard, skateboard etc). L’intento è di far coincidere nella strada sopraelevata gli scambi intermodali inserendo le variabili di tempo di spostamento tra un edificio e l’altro, con questo non si intende necessariamente un rallentamento per colmare le distanze ma autonomia individuale di scambio da parte dell’utenza e dei visitatori del parco.
La viabilità interna del parco persegue inoltre l’obiettivo di ridurre le congestioni viarie e di liberare l’area da barriere e recinzioni che in maniera evidente caratterizzeranno il deposito di rifiuti attiguo. L’impiego dell’infrastruttura elevata come via preferenziale di scambio, l’ampio parcheggio per i mezzi privati di utenti e visitatori, posto all’ingresso del parco, il disegno uniforme della trama viaria a livello del suolo, concorrono al raggiungimento di questi obiettivi.
L’interazione tra le due quote di viabilità avviene attraverso l’edificio di accesso che copre l’area a parcheggio ed anche attraverso tutti gli altri edifici che possono avere accesso di servizio anche dal piano alla quota del terreno. Questo chiarisce maggiormente la distinzione tra viabilità ordinaria e continua e la viabilità di servizio e di manutenzione inoltre tutela l’ingresso agli edifici senza precludere l’accesso al grande giardino ed a tutto il parco alla quota del suolo, che può essere facilmente fruito senza necessariamente accedere alle strutture con un passaggio controllato e senza impiego di recinzioni.