studiolo
Il termine studium, oltre a indicare lo studiare, può stare per il luogo ove si studia, secondo gli etimi latini di gymnasium, ancora academia e museum. Quest’ultimo dal greco museion è all’origine un luogo religioso sacro alle muse, le ispiratrici dei poeti e degli scrittori, le cui opere si conservano nei museia; templi dedicati alle Muse e/o ad Apollo si trovavano tanto nella Accademia platonica di Atene che presso la Biblioteca ad Alessandria, da cui il legame del museion con i luoghi di conservazione dei libri, come le biblioteche, che nell’antichità indicavano anche un luogo fisico, dove gli studiosi si riunivano, come nell’Accademia, per studiare e discutere.
Gerolamo è un erudito vissuto tra il 347 e 420, che ebbe soprattutto il merito di tradurre dall’ebraico l’Antico Testamento, Per questo viene ritratto in uno studio, intento a leggere, Gerolamo visse anche un periodo da asceta nel deserto, qui incontrò un leone al quale si era conficcata una spina nella zampa, Gerolamo gliela estrasse, e per questo motivo il leone gli divenne fedele, seguendolo ovunque. Il leone divenne elemento iconografico costante. Antonello lo rappresenta come umanista intento a studiare, assimilandolo all’immagine che doveva avere uno studioso del suo tempo. L’ambiente assomiglia molto alle architetture del Meridione d’Italia d’età aragonese ma la cosa straordinaria è la rappresentazione dello spazio, costruzione prospettica precisa e attenzione alla luce distribuita sul pavimento.
“Solo i libri e le scritture mie e de’ mie passati a me piacque e allora e poi sempre avere in modo rinchiuse che mai la donna le potesse non tanto leggere, ma né vedere. Sempre tenni le scritture non per le maniche dei vestiri, ma serrate e in suo ordine allogate nel mio studio quasi come cosa sacrata e religiosa”. L.B. Alberti